Per prevenire il tumore al colon non c'è niente di meglio che un vaccino, di cui ora i ricercatori sono alquanto ottimisti.
Tutto il mondo della medicina si muove verso il mondo della prevenzione.
Il tumore al colon è stato in passato uno dei tumori più temuti e la qualità di vita rischiava di essere pesante.
Oggi il tumore al colon retto fa un po' meno paura grazie alle cure per prevenire la comparsa della malattia.
Oltre alle nuove prospettive di cura con la colonscopia è possibile rimuovere i polipi ancora prima che degenerino in forma tumorale.
Una tecnica operatoria più moderna e meno invasiva e i farmaci chemioterapici di ultima generazione permettono di guarire o comunque tenere sotto controllo la buona qualità di vita.
In riferimento al vaccino per prevenire il tumore al colon i risultati sono un po' più promettenti, i ricercatori pensano ad un loro uso sia come prevenzione per evitare di ammalarsi che come cura post intervento. Il vaccino funziona come tutti gli altri tipi esistenti, cercando di sfruttare la capacità dell'organismo di difendersi da solo contro il tumore.
L'idea che il corpo possa fermarsi da solo la crescita di un tumore, nasce dalla constatazione che i linfociti T, le cellule più attive tra quelle del sistema di difesa dell'organismo nei malati di tumore sono presenti in maggiore quantità che negli individui sani.
Gli esperti hanno pensato di stimolare questa attività cercando di fare in modo che l'organismo possa riconoscere una sostanza estranea presente solo sulle cellule tumorali.
Nel caso del vaccino contro il tumore colonrettale sono state usate due proteine che solitamente si trovano sulla superficie delle cellule tumorali; si tratta di due antigeni tipici del tumore del colon retto, Cea e Survinina.
La Cea è nota da anni ed è usata come marcatore per controllare la malattia, la survinina è una sostanza individuata di recente presente in abbondanza nelle cellule tumorali.
La Survinina è una sostanza individuata di recente presente in abbondanza nelle cellule tumorali garantendone la sopravvivenza in quanto inibisce l'apoptosi, ovvero la morte delle cellule,
Quindi impedisce alle cellule malate di " suicidarsi", garantisce quindi la sopravvivenza del tumore. I ricercatori si sono resi conto che i linfociti isolati nel sistema di difesa dell'organismo delle persone malate in forma meno importante era in grado di riconoscere la survivina e distruggere le cellule nelle quali era presente.
Il sistema di difesa dell'organismo è in grado di produrre linfociti e anticorpi contro i due antigeni e quindi contro le cellule tumorali.
Oggi individuato un tumore al colon si interviene subito asportando la formazione, l'operazione è semplice quindi senza paura si affronta una colonscopia con ricovero e anestesia generale, nel momento in cui la formazione ha raggiunto dimensioni importanti.
Oggi però si può intervenire in modo meno invasivo , rispettando così in modo più etico qualità della vita e una guarigione più veloce.
La chirurgia oncologica ha raggiunto livelli eccezionali in Italia, ciò è stato possibile grazie ad una conoscenza maggiore dell'intestino e della sua pratica chirurgica.
La chirurgia del colon retto è di tipo conservativo e selettivo , si pone l'obiettivo di asportare la zona del tumore solo dove è necessario risparmiando il più possibile sulle aree sane che un tempo non si ritenevano coinvolte nella propagazione della malattia.
Oltre alla zona colpita da tumore si asporta un tessuto adiposo che circonda la parte terminale dell'intestino e che può essere un importante mezzo di propagazione della malattia.
Vengono asportati altri canali di diffusione del tumore. alcuni fasci di nervi, vasi sanguigni e linfatici, i linfonodi.
Il chirurgo interviene sull'intestino sano residuo creando un'ampolla artificiale in grado di sostituire quella asportata che viene collegata direttamente con il canale anale.
Nella maggior parte dei casi le persone operate recuperano uno stile ed una qualità di vita molto buono, un controllo della defecazione pari a quello di un individuo sano, anche i livelli di recidive sono bassi.
La chirurgia conservativa permette di evitare la colostomia definitiva.
Il passato nel caso di un tumore del colon retto trascurata e una persona presentava già delle metastasi, le prospettiva di cura e guarigione erano molto basse.
Da qualche anno però vengono usati anche in tali casi due nuovi farmaci approvati dalla Fda Americana e dall'Emea Europea che si sono rivelati efficaci per il trattamento del tumore al colon.
Si tratta del bevacizumab e del cetuximab, due anticorpi monoclonali.
Sono molecole in grado di riconoscere ed individuare le cellule specifiche del tumore e attaccarsi ad esse distruggendole.
I due principi attivi agiscono in modo diverso, il bevacizumab è un inibitore dell'angiogenesi , ovvero si lega al Vefg che stimola la formazione di nuovi vasi.
Il legame tra bevacizumab e Veg riduce lo sviluppo delle metastasi.
Il Cetuximab si lega all'Egfr che regolano la crescita cellulare, così facendo viene bloccata la crescita delle cellule tumorali.
I due nuovi farmaci sono somministrati per via endovenosa come i classici chemioterapici, in associazione gli effetti curativi sono di molto superiori. Il loro impiego ha determinato un allungamento della vita.
Ci sono molti altri farmaci in via di sperimentazione che potrebbero essere presto disponibili.
Uno di questi è il sorafenib, già approvato dall'Fda per il trattamento dei tumori di fegato e reni.
Il Sorafenib è un farmaco inibitore di dati geni e viene assunto per bocca.
Un'altra molecola in fase sperimentativa è il sulindac, antinfiammatorio da assumere anch'esso per bocca.
Il farmaco sembrerebbe molto utile per una forma particolare di malattie genetica che è la poliposi familiare, ovvero la predisposizione a sviluppare polipi che si trasformano rapidamente in tumore soprattutto in giovane età.
Si può scoprire mediante un test genetico, con la premessa che comunque la malattia è molto rara.
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